Per la sfida #60 dell’ Mtchallenge abbiamo dovuto fare un’escursione in Spagna perché la vincitrice dello scorso mese, Mai Esteve di Il Colore della Curcuma ci ha aperto una finestra su questo paese pieno di sole, di vita, di colori ed allegria e ci ha fatto conoscere le Tapas.
Non sono mai stata in Spagna e le tapas le ho sempre sentite solo nominare, ma MTchallenge è sfida anche in questo, nel superare i propri limiti. La difficoltà aggiuntiva, questa volta, è che le tre preparazioni richieste: tapa, montadito e pincho devono avere un tema comune. Ci sto pensando fin dal primo giorno, ma pur con tanto impegno, non riuscivo a trovare nulla che mi ispirasse….poi, all’improvviso, la lampadina si è accesa e ho deciso di raccontarvi una favola.
Un giorno, di non molto tempo fa Pignetta (da pigna=stufa) e Omino di Neve si incontrano.
Dopo i primi timidi approcci, ecco che la loro prima giornata che trascorrono insieme, da soli, la passano gironzolando in macchina fra le alte cime che dividono l’Italia dalla Svizzera. È ancora inverno, ma il sole splende , il cielo è azzurrissimo e tutto intorno è bianco candido.
Omino è timido e dolcissimo, guarda e ascolta Pignetta, che è una stufa piccola e rotondetta, con fare incantato. Pignetta sembra la vitalità in persona, mentre invece è timida ed introversa e con un caratterino piuttosto difficile, ma si sente a suo agio e quindi racconta le sue passioni ad Omino, che la guarda estasiato con i suoi occhi azzurri come il cielo di quel loro primo giorno.
Lui non ha paura di scottarsi, non ha paura di sciogliersi, anzi le fa capire che prova un piacevole calore a starle vicino.
Da qui inizia una bellissima storia d’amore, scandita da un’attività di Pignetta che certo risulta inconsueta ad Omino di Neve. Ella, tutti i mesi, partecipa ad una gara culinaria e quindi la vede indaffarata in cucina con pentole, mille ingredenti, e quando si arrischia ad entrare nella fucina delle idee culinarie di lei, deve anche schivare il cavalletto della macchina fotografica. Insomma, sulle alte cime della Valtellina non capita spesso di vedere qualcuno che si sdraia in un prato per fare le foto ad un dolce, oppure in bilico su una panchina per catturare un ultimo raggio di sole che accarezza un piatto. Ma lui non sembra preoccuparsi più di tanto e sorride sornione a tutta questa attività…
Per il mese di ottobre, Pignetta deve fare le tapas e dopo lunghe riflessioni, decide di portare il calore della Spagna dove già cominciano i primi spruzzi di neve.
Ma cosa sono le tapas?
Sono piccoli bocconcini deliziosi, serviti nei caffè spagnoli come aperitivi o antipasto. Il loro nome, pare derivi dal verbo ‘tapar’, cioè dall’abitudine di coprire (tappare) il bicchiere di vino con una piccola fetta di pane condita con una fetta di salame tipico, oppure da un piattino con un bocconcino sfizioso. Un’altra leggenda narra che re Alfonso XIII, in un periodo di lunga malattia, fu consigliato dal proprio medico a mangiare piccole porzioni di cibo accompagnate da un bicchiere di vino tra un pasto principale e l’altro. Il re ne rimase talmente entusiasta che la fece diventare un’abitudine nazionale.
Pignetta, cittadina e con abitudini alimentari un poco particolari e filo orientali, si trova innamorata di Omino di Neve, abitante del paese più alto d’ Italia, consono più all’alimentazione di Heidi piuttosto che a quella di Mao Tse-tung.
Pignetta si trova quindi ad apprezzare le specialità di questo territorio impervio e a cominciare ad applicarsi in cucina in tal senso.
Ecco che le tapas che crea sono tutte legate a questa terra, solo apparentemente fredda,ma con sapori intensi e con la possibilità di usare prodotti autoctoni…anzi, alcuni sono proprio home made.
E si, perché Pignetta ha la gioia di poter raccogliere i prodotti direttamente dall’orto che pur essendo a 2200 m.s.l.m. è sempre alquanto produttivo.
Ella ama le zuppe e in questo caso ha voluto usare gli stessi ingredienti dei pizzoccheri creando un piatto caldo, confortevole, leggero, adatto all’inverno in arrivo e alla prima neve.
ZUPPA DI COSTE CON GNOCCHETTI DI GRANO SARACENO
- 300 g di coste (in questo caso raccolte nell’orto)
- 4 patate medio piccole
- 250 g di gnocchetti al grano saraceno
- Un pizzico di peperoncino in polvere
- 1 pezzettino di zenzero fresco
- 1 cipolla
- 2 cucchiai di olio extravergine d’oliva
- 2 l d’acqua
- sale
- 200 g farina di grano saraceno fine
- 50 g farina di semola rimacinata
- Un pizzico di sale fino
- 125 g di acqua tiepida
Occorre prima di tutto fare gli gnocchetti mescolando le due farine e il sale e aggiungendo l’acqua, poco alla volta fino ad ottenere un impasto lavorabile e non appiccicoso, impastare per circa 10 min. Il consiglio è quello, a differenza degli impasti di sola semola, di non lasciare riposare, perché la pasta con il grano saraceno tende ad asciugare molto quindi risulta più difficile da lavorare.
Procedere quindi a dividere la pasta e farne tanti rotolini che dovranno essere tagliati a tocchetti e passati sopra i rebbi di una forchetta o sul riga gnocchi.
In una pentola fare appassire la cipolla tagliata fine, aggiungere le patate pelate e tagliate a quadratini piccoli e fare rosolare tutto insieme. Aggiungere le coste tagliate a tocchetti piccoli e l’acqua precedentemente scaldata per non bloccare la cottura e portare a bollore.
Abbassare la fiamma e fare cuocere finché le verdure non cominciano ad essere tenere. Aggiungere eventuale altra acqua calda se si vuole la zuppa più brodosa. Unire gli gnocchetti e lasciare cuocere almeno 20 minuti. Il grano saraceno non cuoce facilmente e non basta che la pasta venga a galla. Non si spappolano, quindi cuoceteli bene.
Tapas è un nome generico per indicare un piatto della tradizione spagnola servito tra il pranzo e la cena come aperitivo, insieme ad un bicchiere di vino, di sherry o di sidro. È occasione di incontro fra amici o per un dopo lavoro. A secondo dello ‘scopo’ la tapa prende differenti nomi. Se per esempio assaporiamo dei piccoli panini o piccole fette di pane farcite di ogni ben di dio, stiamo gustando dei Montadito.
Pignetta, anche in questo caso, ha voluto utilizzare prodotti locali e di stagione.
TRAPEZI DI SEGALE CON ZUCCA, RAPE E SCIMUDIN
- Pane di segale (a ciambella, tipico della Valtellina)
- Zucca saltata in padella con scalogno
- Fiammiferi di rape bianche
- timo di montagna
- peperoncino in polvere
- zenzero fresco
- olio extra vergine d’oliva
- sale
La zucca è stata acquistata a 1600 m.s.l.m. … le rape sono state invece raccolte nell’orto di casa è sono deliziosamente dolci e delicate.
Lo Scimudin è un formaggio tipico di questa zona e Pignetta ne è particolarmente ghiotta.
Tagliare lo scalogno e farlo appassire con un poco di acqua e olio, aggiungere la zucca mondata e tagliata a fette abbastanza sottili, cospargere con un pizzico di sale e qualche fiore di timo di montagna. Coprire e lasciare brasare fino a cottura della zucca.
Togliere il coperchio e fare rosolare da entrambi i lati.
Pignetta suggerisce di usare una zucca verde, tipo mantovana, ben soda in modo che mantenga la consistenza della fetta in cottura.
In un altra padella fare appassire la cipolla e aggiungere le rape pelate e tagliate a fiammifero, salare, aggiungere lo zenzero fresco grattugiato e lasciare cuocere lentamente senza aggiungere liquidi. Anche in questo caso, a cottura ultimata, fare rosolare uniformemente.
Lo zenzero non è certo un ingrediente tipico dei luoghi, ma Pignetta lo usa spesso nelle verdure per dare un tocco tonificante che non guasta mai. Naturalmente le spezie non devono mai coprire i sapori, ma accompagnare gli altri ingredienti con delicatezza.
Le verdure devono risultare umide e leggermente glassate,grazie agli zuccheri naturalmente contenuti nelle cipolle.
Comporre il Montadito con le verdure calde in modo che il formaggio si sciolga leggermente.
La composizione è così fatta: un primo strato di pane, due o tre fettine di zucca, qualche pezzetto di Scimudin, un cucchiaino di rape, per chiudere con l’altra fetta di pane.
I Pincho hanno, invece, la caratteristica di essere piccoli bocconi infilati su uno stecchino più o meno grosso. Infatti in molti bar, per fare il conto finale, si contano gli stecchini vuoti 😉
In questo caso è stato scelto di fare gli SCIATT VALTELLINESI
Sciatt, nel dialetto locale, vuol dire ranocchio… queste palline fritte deliziose, con le rane non c’entrano assolutamente nulla se non, vagamente, nella forma, ma Pignetta sorride all’idea che lei, il suo principe azzurro l’ha proprio trovato e non ha dovuto neppure baciare un ranocchio 🙂
Gli sciatt sono palline di grano saraceno composte da un cubetto di casera immerso in una pastella e poi fritto.
Il casera è un altro dei formaggi tipici della Valtellina.
La dose è per 8 persone con un buon appetito, ma quando si fanno queste cose, non se ne possono cucinare tre di numero 😉
- 300 g di farina di grano saraceno fine
- 200 g di farina bianca
- 1 bicchiere di grappa
- Acqua frizzante q.b.
- Un pizzico di lievito per torte salate
- 2 cucchiai di pane grattugiato
- 300 g di casera stagionato
- Olio di arachidi per friggere
- Pizzico di sale
Mescolare le farine e aggiungere acqua frizzante fino ad ottenere una pastella densa. Aggiungere il pane grattato, il sale, la grappa, il lievito sciolto in poca acqua e mescolare fino a che il composto sarà omogeneo.
Aggiungere il formaggio tagliato a quadretti e mescolare in modo che venga avvolto dalla pastella in maniera uniforme.
Fare scaldare l’olio in un tegame con i bordi abbastanza alti e con un cucchiaio prendere un quadretto alla volta e immergerlo nell’olio. L’impasto si gonfiera’ ottenendo così palline morbide e gustose.
Un altro suggerimento: usate uno strato bello alto di olio in modo che l’impasto venga immerso completamente…in questo modo eviterete la fuoriuscita del formaggio.
- ZUPPA DI COSTE CON GNOCCHETTI DI GRANO SARACENO
- TRAPEZI DI SEGALE CON ZUCCA, RAPE E SCIMUDIN
- SCIATT VALTELLINESI
Ottobre 18, 2016
Sto ridendo come una matta a immaginare Pignetta e poi Omino di neve, perchè me li vedo proprio davanti agli occhi. E so già chi sono questi due personaggi. non si fa fatica ad immaginare, ma forse perchè di sguiscio, io so.
Rido fino alle lacrime, che non sono di scherno, ma di tenerezza, e infatti si tramutano in lacrime di vera commozione, per questa favola, che non è una favola ma una bellissima realtà.
E tu non sai quanto sia felice per te, per voi, cara amica mia.
Felice perchè ti conosco. felice perchè stai frequentando tutti quei luoghi che sono stati “miei” da quando avevo pochi mesi fino a qualche anno fa….quindi mooooolto sentiti.
Pero’ non vaaaaaaaaaaaaaaaaaale!!!!! Hai giocato “valtellinese”!!!! No, a parte gli scherzi, sono incantata da questo tuo tris di meraviglie, perchè racchiudono tanto amore, tanti sapori (anche miei), che conosco benissimo. Quindi ne conosco la preparazione, la consistenza, i profumi, i sapori. Fanno parte del mio vissuto e sono contenta che sono diventati parte anche del tuo. Quei sapori genuini, schietti, essenziali, diretti, veri, che hanno i prodotti di quella magnifica valle. E i suoi abitanti. Che potrebbero sembrare chiusi e diffidenti, ma che hanno un cuore grande cosi’…..e te lo dice una che ha al suo fianco un montanaro di altre valli da quasi 30 anni…..mi hai reso felice e mi hai commosso…..te possino amica minions bassa e…..Pignetta…. 🙂
Ottobre 18, 2016
Mi sono goduta la tua favola, sperando fosse realtà (è dal commento sopra credo sia realtà:)), complimenti per le tue tapas… non conosco la cucina delle vostre parti, un ottimo motivo per provarla:)
A presto!!
Ottobre 19, 2016
Grazie 🙂
Ottobre 19, 2016
Non immagini quanto sono gratta per questi vostri racconti etano come per le vostre ricette, perché sia in une che nelle altre traspare quello che a volte è difficile vedere oltre lo schermo. Mi svaglio o no Pignet…. ops! 🙂
Ho sempre creduto che cucinare con amore porta gioia e soddisfazioni, sopratutto se accanto hai qualcuno che ti capisce e perdona questi “gesti strani” di scattare foto al cibo in condizioni del tutto non umane!!! Credo che in tanti ci riconosciamo in Pignetta, ed altri ci vedranno nei panni dell Omino di Neve, soprattutto quando ce di mezzo l’MTC…!
Quello che di sicuro si sente, in queste tapas che hai creato, e che sono piene d’amore autoctono per quell’Omino di Neve, e ciò fa di te una stufetta molto romantica e bravissima in cucina!!!
Per certo, chiedo permesso per prendere anche i tuoi pincho, così “anpasan” , perché la notte è lunga e perché sono belli carichi proprio come me li sogno io!!
un forte abbracio!!
Ottobre 20, 2016
Grazie Mai 😉
Ottobre 20, 2016
Lo sai, vero, che mi son piaciute un sacco? perchè c’è un po’… aria di casa. E delle signore ricette. Un bacio
Ottobre 20, 2016
La valtellina la ho nel cuore, tutti gli anni ci passavo le vacanze, mi ricordo di essere andata via il giorno prima di quando è venuta giù la frana… i ricordi legati a quel periodo li rivivo tutti dai profumi e sapori che hai presentato.
Splendidi
Ottobre 21, 2016
Sarà che io impazzisco per i sapori valtellinesi – e quella tua zuppa mi ha ricordato talmente tanto i pizzoccheri, che per un attimo ho desiderato che venisse il gelido inverno, io che amo il caldo in maniera smodata, solo per potermeli preparare.
Sarà che le tue tapas, così saporite e attentamente studiate, mi hanno fatto venire fame anche se ho appena terminato di mangiare (e ho mangiato.. una zuppa di grano saraceno! 😀 ).
Sarà che sono rimasta incantata dalla dolcissima storia di Pignetta e Omino di neve.
Sarà per tutte queste cose o per molto altro ancora, ma queste tapas mi piacciono da matti!!!
Ottobre 21, 2016
Grazie Mapi… in effetti la zuppa era spettacolare… tra l’altro, per assurdo, in alta Valtellina non ho trovato il grano saraceno in grani e quindi ho optato per gli gnocchetti… spettacolo… adesso che mi ci fai pensare ne ho un freezer un sacchetto…domenica salgo…uhmmm…mi sa che replico… ahahahha…
Che si fa? Si organizza un raduno MTC in alta valle per appassionati doc? ahahahah…
Ottobre 29, 2016
Secondo me, olte ad aver trovato l’anima gemella, tu in Valtellina hai trovato anche il tipo di cucina che piu’ ti si addice. Naturale, ricca di mille sfumature di gusto, e con un aggancio al territorio che appaga il tuo desiderio di un cibo sano, di una filiera corta, di un controllo accurato che e’ anzitutto rispetto per quello che metti nel piatto. La tua e’ una “cucina naturale” per davvero, anche nella spontaneita’ con cui ti accosti ad essa e nella sincera passione che ti anima- e queste tre tapas lo dimostrano. Continua su questa strada e vedrai quante soddisfazioni!