La Garfagnana… 540 km quadrati di territorio compreso fra le Alpi Apuane e l’Appennino Tosco-Emiliano.
È un’immensa area di un verde brillante perché qua, proprio come in Irlanda, piove spesso e la pioggia rende rigogliosa la natura con un impeto quasi violento. Qui vissero personaggi illustri come il poeta Ludovico Ariosto che amministrò la provincia dal 1522 al 1525, e a cui poeti come Giuseppe Ungaretti dedicarono versi che sono entrati nella storia della poesia italiana.
La Garfagnana è ricca di natura e di storia … della storia che piace a me, quella antica, medioevale… mi ritrovo, quindi, in una uggiosa mattina autunnale, in questa terra incantata, catapultata indietro nel tempo come in una favola.
Nonostante la sveglia alle 4.30 del mattino , il recupero della mia socia Antonella a Milano e i 350 km da percorrere a tratti sotto la pioggia, su strade in parte sconosciute, le ore trascorrono piacevolmente e la stanchezza non si fa assolutamente sentire.
Ci si trova tutti insieme a Castelnuovo di Garfagnana, raggiunto dopo aver percorso strade immerse nel verde, strette e piene di curve, ma dove già abbiamo potuto intravedere la natura contadina di questa zona. Una cosa che mi ha riempito subito il cuore di gioia, sono state le piante di mele, cariche di frutti… ovunque, nei giardini, nei prati, sul ciglio della strada… io adoro le piante da frutto, da sempre le ho preferite alle piante ornamentali o ai fiori recisi. Non so perché , ma per me esprimono la vita, donano energia, e quale migliore benvenuto può darti un territorio ?
L’entusiasmo ci ha ormai pervaso, siamo un bel gruppo, tutti grati ad AIFB per questa ennesima opportunità, e felici di incontrarsi fra gli sconosciuti e di rivedere i ‘vecchi’ amici… tra i soci si riesce ad instaurare un bel rapporto… c’è un filo di complicità che ci unisce in queste avventure.
Depositati i bagagli ci siamo radunati nella hall dell’albergo dove Antonella Poli, responsabile IAT Garfagnana (Informazione e Accoglienza Turistica dell’Unione Comuni Garfagnana) ci aspetta per cominciare il nostro tour… o per meglio dire Blogtour… 😉
Per questi tre giorni avremo a disposizione un minibus con autista che ci scarrozzera’ ovunque… fantastico Carmine… ma come diavolo fa a guidare su quelle strade con tanta facilità? ?? Mah, è veramente un grande 🙂
Prima tappa è la Fortezza di Mont’ Alfonso dove ci attendono le autorità del luogo per presentarci il loro territorio.
La Garfagnana è pregna di fortezze risalenti al medioevo, in quanto è stato territorio a lungo conteso. Storicamente, le varie zone furono annesse, perse, conquistate da Longobardi , Franchi e, successivamente contesa dalle province di Lucca e Ferrara. Alcuni comuni, intorno al 1500, decisero di rimanere sotto Lucca, altri fecero atto di dedizione agli Estensi e quindi a Ferrara . Intorno al 1600 il potere estense si trasferì a Modena e di conseguenza anche la Garfagnana divenne provincia del Ducato di Modena e Reggio.
La fortezza si presenta come una piccola cittadella composta da più edifici isolati e circondati da mura.
Fu costruita per mano diretta dei garfagnini intorno al 1580 per difendere il territorio ai tempi di dominio estense. Le lunghe mura e la posizione, molto probabilmente, scoraggiarono notevolmente i nemici, infatti subì un solo assedio nel 1700. Nei decenni successivi ebbe vari passaggi di proprietà fino al 1980 quando fu acquistata dall’amministrazione provinciale. La provincia di Lucca e la sovrintendenza unirono le forze per iniziare un raffinato restauro necessario per il degrado del tempo e i colpi inferti dal terremoto che colpì la Garfagnana nel 1920.
Si entra da porta nord e si percorrono i vialetti lastricati… la giornata è uggiosa, ma il luogo è decisamente affascinante. I vari edifici hanno, ognuno, una propria destinazione : laboratori culturali, centri di studio, ecc. Ma qui si viene anche solo per trascorrere un piacevole pomeriggio in famiglia, rilassandosi, leggendo o, semplicemente per ammirare il meraviglioso panorama.
Ci sediamo nella piccola sala convegni nella “Casa del Capitano”, uno degli edifici restaurati, dove il sindaco di Castelnuovo di Garfagnana, Andrea Tagliasacchi e il presidente dell’Unione Comuni di Garfagnana, Paolo Fantoni, insieme ad Antonella Poli, ci illustrano il lavoro che si continua a svolgere per mantenere vive e attive queste meravigliose terre, con le loro piccole aziende mosse da un fervente entusiasmo.
Un poetico e suggestivo video ci dà un’ idea delle meraviglie che ci attendono: il verde intenso dei boschi, le impervie strade, la gente che ci guarda con curiosità, ma ci sorride… perché noi non siamo qui per creare disturbo… forse un po’ di campi magnetici dovuti alla quantità di tecnologia che ci portiamo appresso, quello si, ma soprattutto siamo qui perché abbiamo sete di conoscenza, curiosità, e amiamo essere inglobati in queste realtà a noi sconosciute per poi raccontarle, farle nostre e divulgare il più possibile.
…Qui, il fluire del corso del tempo, scorre al pari dell’acqua del fiume Serchio, frizzante filo argenteo che si dipana lungo questa magnifica valle…. La Garfagnana è come un libro di sorprese per il turista… e rimandano il visitatore indietro nel tempo!
Per chi volesse, lascio il link del video… è sempre bello rivederlo e riascoltarlo.
Il territorio è stato, è vero, manipolato per poter creare aree coltivabili, strappando fazzoletti di terra alla montagna, ma sempre mantenendo l’identità originaria. La Garfagnana è una grande comunità contadina che sa insegnare come il rispetto per il cibo e per la propria identità è fondamentale.
I giovani si stanno muovendo per riproporre delle colture capaci di creare prodotti competitivi con altri presenti in commercio, pur lavorando terre tutt’altro che facili.
La montagna, il verde, il clima, tutto è meraviglioso , ma l’agricoltura classica richiede caratteristiche che qua non ci sono e il tutto è molto più difficile. Il fatto che questi produttori si accaniscano in questo modo, così passionale per ottenere prodotti di eccellenza , fa ben sperare in un futuro più roseo nell’intera nazione… perché sono convinta che non ci sia metodo migliore del buon esempio… e la Garfagnana è un ottimo esempio. ..
Rifletto su questa cosa è, per l’ennesima volta, mi rendo conto che il territorio toscano è in pieno fermento grazie a persone veramente speciali. Capiterà sicuramente di visitare altri territori e vi farò sapere se, anche altrove, proverò queste meravigliose sensazioni.
In Garfagnana sono circa 15 anni che si punta sulla biodiversità. Preservare il prodotto autoctono su tutta la filiera, conservare i semi, creare equilibri ed ecosistemi capaci di mantenersi produttivi in maniera totalmente naturale. Ma è un discorso che approfondiro’ in un secondo momento, con maggiori dettagli.
Ora ci aspetta la mostra sull’ Orlando Curioso nell’edificio denominato La Casa con gli Archi della fortezza… no..no… non ho sbagliato a scrivere… Lucca Comics e quattro dei suoi migliori disegnatori: Paolo Barbieri, Dany Orizio, Lucio Parrillo e Luca Zontini, hanno voluto rivisitare il poema cavalleresco di Ludovico Ariosto.
Il prode Rodomonte alla conquista di Parigi e il suo amore tormentato per Isabella… Bradamante e la sua passione per Riggiero… le cure di Angelica a Medoro… le avventure di Astolfo e gli incontri con creature mostruose… la follia di Orlando… tutto ciò rivisitato in veste di fumetto … quale migliore modo per attrarre attenzione di giovani e meno giovani?
I disegni sono stupendi… la mostra è capace di regalare le stesse emozioni delle più autorevoli esposizioni di quadri. È difficile dire quale fra gli artisti è il migliore. Tutti molto differenti tra di loro, nel reinterpretare personaggi e avventure, ma tutti egualmente capaci di esprimere energia e passione come, forse, solo le opere del passato sanno fare.
La musica, il racconto mandato in lup, le immagini, i modellini: una mostra veramente bella e forse, forse mi è anche venuta voglia di leggere il poema ariostano 🙂
Ritorniamo alla Casa del Capitano, dove Antonella Poli ci fa omaggio di materiale informativo relativo al territorio e di un sacchetto di farro autoctono.
E’ giunto il momento di risalire sul bus e andare a pranzo… ormai un certo languorino si fa sentire e noi, da buoni blogger, o per meglio dire: foodblogger, non solo amiamo il cibo, ma l’appetito non ci manca mai!
Siamo ospiti all’Osteria Vecchio Molino e del suo simpaticissimo proprietario Andrea Bertucci.
Cosa mi è piaciuto di primo acchito di questo locale? Che fa parte del circuito dei cammini dei pellegrini… io non professo nessuna religione, ma i cammini spirituali mi hanno sempre affascinato molto.
Andrea è un omone che ci accoglie con allegria ed entusiasmo e se potesse ci abbraccerebbe tutti quanti insieme 🙂 Ci fa ammirare il suo bellissimo e caratteristico locale. Con orgoglio ci mostra la stanza usata a dispensa, divisa dalla zona degustazione da un muro in pietra largo quasi due metri che fa parte delle sottomurature del duomo di Castelnuovo di Garfagnana posto sulla piazza sovrastante.
Questi grossi muri in pietra conservano alla perfezione gli ottimi prodotti che ci accingiamo a degustare.
Ma da cosa partiamo? Da un meraviglioso cestino ricolmo di pane più che speciale: pane alle castagne, alle patate della Garfagnana, il tutto annaffiato da un ottimo vino: Melograno del Podere Còncori di cui il titolare conosceremo domenica.
E’ vero che doveva essere un light lunch, ma Andrea non è per niente light , in nulla molto probabilmente, e quindi si presenta , assieme alle sue collaboratrici, con dei favolosi taglieri, detto appunto Tagliere del Pellegrino… un vero paradiso di bontà 😉
Il tagliere è meraviglioso a vedersi, ma soprattutto da degustare. Andrea si mette a capotavola ci da un’ordine di degustazione:
- Manzo di pozza
- Prosciutto Bazzone (I maiali sono allevati in Garfagnana e zona Pratomagno) – Presidio Slow Food
- Mondiola della Garfagnana (fatta con la vescica del maiale e profumata con foglie di alloro)
- Salsiccia Garfagnana …rigorosamente cruda
- Lardo stagionato sul legno
Biroldo (norcino garfagnino usa le parti ‘meno nobili’ del maiale:il guancia, lingua, testa, polmoni, cuore e sangue) – Presidio Slow Food - Crostini con Salsa verde (erbe aromatiche, capperi e acciughe triturati rigorosamente a mano)
- Crostini con Salsa rossa della Garfagnana
- Trota affumicata oggi poco usata, ma una volta era considerato un cibo prezioso.
- Torte salate di vario genere e una curiosità: una volta il cibo serale erano prevalentemente le zuppe. Se avanzavano, si aggiungevano pecorino, uovo, ricotta o pangrattato e di metteva l’ impasto nel camino spento… durante la notte cuoceva e la torta era bella che pronta per il mattino successivo.
- Formaggio vaccino con mele Casciane
- Formaggio di capra
- Ricotta alla vecchia maniera con miele di castagno
E poi? E poi, naturalmente, si finisce con il dolce, e cosa c’è di meglio di favolose paste frolle ripiene di frutta e noci? Qualcuno potrebbe dire: beh, era un poi un tagliere… e no, il gusto, i sapori, la sapidità ci hanno regalato una ingorda sazietà e beatitudine.
I saluti ad Andrea, le foto di gruppo e via, alla volta di Sillicagna con la visita al centro di lavorazione del Farro. In Garfagnana, attualmente, il farro è l’unico prodotto a marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta)
Qui Lorenzo Satti, presidente di Garfagnana Coop e Consorzio Garfagnana Produce, ci racconta la storia del farro. Cereale dalle antiche origini (si narra venisse coltivato fin dai tempi degli Assiri), in Italia si coltiva da millenni.
Il Consorzio ha il compito di riunire tutti i produttori di zona, che sono circa 100 iscritti all’Albo, di far rispettare il disciplinare redatto a seguito del riconoscimento IGP e a fissare un prezzo di vendita uguale per tutti. Date le difficoltà del territorio (circa 200 ettari complessivi di piccoli terreni) il prezzo del prodotto finale è poco competitivo, perché qua non si trovano distese di campi coltivati a farro, come si possono trovare in altre regioni di Italia…in Garfagnana ogni piccolo appezzamento di terra è ‘rubato’ alla montagna. E per mantenere in equilibrio l’ecosistema, questi appezzamenti non sono mai molto estesi. Per lavorarli, e anche solo per raggiungerli, i costi aumentano. Inoltre qua il farro viene coltivato secondo metodi biologici su terreni ad una quota compresa dai 300 ai 1000 metri s.l.m. Si usano gli stessi metodi di una volta, non si usa alcun tipo di concimazione e tanto meno di trattamento, per evitare un eccessivo sviluppo della pianta con conseguenti gravi rischi di perdita del prodotto, per allettamento, in caso di forti temporali.
In Garfagnana vengono prodotti circa 2.500 q.li di farro ogni anno e il 60% di questi vengono lavorati e direttamente commercializzati nel Centro di San Romano. Il farro viene commercializzato esclusivamente in grani, non viene quindi macinato a farina.
Qui viene coltivato anche il grano saraceno in piccole quantità e piccole quantità di fagioli tipici della zona, come il Giallorino, per fare le rotazioni delle coltivazioni dei terreni e mantenere regolata la quantità dei sali minerali presenti nel terreno.
Tutto ciò comporto una serie di prodotti gastronomici di vera eccellenza tra cui paste veramente speciali che degusteremo più tardi.
Prima di riprendere il nostro mini bus facciamo shopping… impossibile esimersi…paste, biscotti, farine, marmellate… una vera manna per noi golosi 😉
Si riparte per la Fortezza delle Verrucole … sarà la pioggia, la strada a ciottoli, la nebbiolina lungo la strada… mettete insieme un po’ tutto, ma per un attimo ci siamo visti trasportare nel tempo.
La fortezza di Verrucole si trova sulla via Clodia Secunda ed è stata costruita proprio qua per avere un controllo visivo su di essa in quanto strada principale che univa la Garfagnana e il nord della Toscana all’Emilia e al nord Italia
Qui Diego Micheli e la giovane moglie, vestiti in costumi dell’epoca, accolgono i viandanti, raccontano la storia del luogo e gli usi e costumi dei tempi andati, catapultando tutti noi, letteralmente, in un passato pieno di fascino.
La fortezza o castello, di origine medioevale, è considerata una delle più importanti di tutta la zona. Fu costruita dalla famiglia dei Gherardinghi nell’XI secolo. Per molto tempo fu contesa fra i Fiorentini, gli Estensi e i marchesi Malaspina, fino alla seconda metà del 1500 quando andò sotto il controllo dei duchi d’Este fino all’unità d’Italia. Nel 1985 è stata acquistata dal Comune di San Romano in Garfagnana che ha avviato un progetto di recupero di tutto rispetto. Oggi la fortezza è aperta al pubblico ed è stata oggetto di un attento restauro che ha mantenuto intatto tutto il suo splendore.
Posta a circa 600 metri s.l.m, domina gran parte del fondovalle e ha una vista mozzafiato sulle Alpi Apuane e sugli Appennini. E’ composta da due nuclei posti alle estremità opposte del colle: La Rocca Tonda e la Rocca Quadra. E’ meravigliosa in lontananza e le sue mure attirano verso di sè… è maestosa ed imponente una volta entrati.
La Rocca Tonda è un antico mastio di forma ottagonale al quale si accede percorrendo una ripida scalinata in pietra. Qua vi erano le stanze dei signori e la cucina.
Verrucole vuol dire escrescenza ed è proprio su un’escrescenza di roccia, che ancora si può ammirare attraverso il pavimento in vetro posto all’ingresso della Rocca Tonda, che viene costruita questa meraviglia. Nei secoli subirà distruzioni, ricostruzioni ed ampliamenti. Questo era un luogo di grande passaggio e chi transitava pagava il dazio…un dazio non fine a sé stesso, ma utile per apportare modifiche alla fortezza e renderla maestosa come la vediamo ancora noi oggi.
Si può ammirare una rivisitazione fatta grazie a reperti archeologici e si ha un’idea di come poteva apparire nel 1270 con l’ultimo statuto comunale indipendente di Verrucole.
Uno dei primi ambienti è l’attrezzatissima cucina, con il camino di chiare origini medioevali e la cisterna per l’acqua …quindi i due elementi fondamentali: acqua e fuoco. La tavola imbandita con i prodotti che ancora oggi caratterizzato l’agricoltura di questo territorio così ermetico ed affascinante, la dispensa appesa al soffitto, composta da cassettine di legno sospese e decorate con il pungitopo, proprio per proteggere gli alimenti conservati, la latrina o “bottino”, in un angolo vicino all’ingresso… insomma la cucina è sempre stato il centro di qualsiasi abitazione e anche nei tempi antichi lo era.
La cisterna in cucina è decisamente un’innovazione se si pensa che viene installata a Verrucole intorno al 1200 e che l’acqua corrente nelle nostre case invece entra in maniera definitiva intorno agli anni 50/60.
Il caminetto addossato alla parete era un lusso che si poteva permettere solo chi aveva le case in pietra… e nel medioevo non erano in molti.
Diego ci fa notare con un entusiasmo travolgente tutti i dettagli: la pignatta in coccio nel camino per far cuocere i fagioli, la silice usata come pietra focaia e la tavola imbandita con alcuni alimenti caratteristici del periodo tra cui le noci non solo usate come unità di misura (la nota noce di burro è una cosa che ci trasciniamo da quei tempi), ma noci anche per fare l’olio in quanto quello di oliva arriverà sulle nostre tavole molto più avanti, nel ‘900.
E poi ancora la forchetta, usata per mangiare la pasta… una sfoglia semplice fatta con sola acqua e farina di farro o di segale che veniva poi essiccata per conservarla. Le uova nella sfoglia entrano , infatti, solo nel Risorgimento inoltrato e in zona Emilia Romagna. 800 anni fa, in Garfagnana, non esisteva il grano considerato cibo per ricchi e simbolo di abbondanza, ma solo la segale. Infatti, ancora oggi se si chiede ad un anziano se vuole assaggiare un pane di segale, lo rifiuta categoricamente… pensare che per noi invece è una prelibatezza :-)….
La fortezza, nella sua storia, subisce una vera sola guerra nel 1169… per il sale… il sale era moneta di scambio, era prezioso… dal sale deriva anche il termine salario per dare l’idea dell’importanza e del valore oggettivo di questo alimento. Se si volesse dare un termine di paragone, il sale era come il gas o il petrolio oggi…
A Verrucole viveva il podestà che si insediata per un massimo di due anni e doveva essere straniero… intendiamoci… straniero poteva voler dire essere di altro comune a pochi chilometri di distanza, ma il bello di questo posto è che c’erano norme molto rigide e venivano fatte rispettare. Altrimenti c’era la prigione che non era stare in un luogo chiuso per lungo tempo, assolutamente no… era seguire i lavori forzati oppure sulle galere a Pisa. .. sulle navi insomma… la pena peggiore era 30 anni… a Verrucole non è stata mai menzionata la pena di morte… ma ogni anno di detenzione veniva fatto rispettare.
Ma torniamo agli ambienti. Ho accennato prima che in cucina troviamo anche il “bottino”… il bagno della servitù. Si potrebbe arricciare il naso alla sola idea, invece occorre riflettere su come ogni cosa, in una terra così povera, diventava prezioso e tutto aveva valore. Il contenuto del bottino veniva fatto maturare e dopo essere stato assaggiato… si…si… proprio assaggiato da persone addette a questo lavoro, si poteva utilizzare per la concimazione dei campi. Chi di noi ha avuto una leggera infarinata di agraria a scuola, sa che un concime troppo acido può bruciare le colture… ecco, l’assaggiatore quindi serviva a questo … e l’ultimo è morto solo pochi anni fa…
Dalla cucina passiamo alla stanza principale del castello e lo si nota dai vetri colorati e meravigliosi alle finestre. Le stanze avevano mura intonacate a losanghe colorate diversamente da quanto il nostro immaginario ci possa far credere con grandi mura in pietra a vista… in effetti ha una sua logica. La pietra al vivo è molto bella e suggestiva, e nella nostra fantasia fa molto medioevo, ma dobbiamo sempre pensare che gli uomini nei tempi antichi erano molto più logici di tutti noi messi insieme nei tempi moderni… l’intonaco proteggeva dal freddo, infatti oltre ad esso, nel periodo invernale, le pareti venivano ricoperte anche da pelli di scoiattoli…animaletto molto diffuso in un territorio così boschivo.
Una delle cose più affascinanti della visita di questa meravigliosa fortezza è come molte parole del passato siano ancora in voga… ed è bello che qualcuno ce lo ricordi ogni tanto… è come riscoprire le nostre radici…la nostra cultura… e diciamocelo, in Italia si sta dimenticando veramente troppo, e non è un bene.
In questi ambienti si possono ammirare le cotte, le antiche armature, gli scudi e le armi che vestivano i cavalieri, è il loro trasformarsi nel tempo, man mano che le grandi armi da guerra divenivano più potenti e a lunga gittata.
Passiamo ora nella camera da letto: vi troviamo un pagliericcio relativamente piccolo. Da leggende si sa che la statura media non era eccessiva, intorno al metro e 60/65 cm. Solo l’arrivo delle popolazioni germaniche e della modifica dell’alimentazione nel ‘900 ha innalzato la statura a quella che abbiamo all’incirca anche oggi… mi sa che io sono rimasta ad allora… ahahaahah
Grandi zoccoli in legno sono ai piedi del letto… sproporzionati per l’altezza, ma servivavo come sopracalzari per proteggersi dal freddo del pavimento in terra battuta e pietra.
Anche la vita media non era bassissima. C’era molta mortalità infantile, ma chi sopravviveva alla fame e alle malattie infantili arrivava comodamente ai 70 anni, come del resto ci ricorda anche Dante nella sua Divina Commedia…nel mezzo di cammin di nostra vita…e lui ne aveva circa 35 🙂
Gli antichi signori medioevali consumavano in media dalle 4000 alle 6000 mila calorie giornaliere… uno sproposito al giorno d’oggi. Ma facevano molto movimento…e il peso delle armature era talmente ingente che ci volevano proprio tutte. Nella sala principale, Diego ci fa vedere e soppesare una grossa spada che veniva utilizzata anche dal “trinciante”. Era una figura che veniva nominata per porzionare il cibo e qui si decideva chi “meritava di più e chi di meno” … sembra strano a dirsi al giorno d’oggi, ma in fondo era una cosa molto simpatica 🙂
In ogni stanza ci si soffermerebbe per ore… tanti piccoli dettagli raccontati con entusiasmo. Ci si incanta come bambini e si viene trasportati nel passato… veramente meraviglioso.
Si passa in un ultima stanza. Una volta era aperta, era un ballatoio e ancora si notano sulle mura esterne gli smerli differenti a secondo delle fazioni che hanno abitato la Fortezza. Nel 1480, gli Estensi chiusero con una copertura questa stanza che comunque veniva utilizzata come lavanderia. Qui un canale di scolo scende direttamette dal tetto e incanala l’acqua che viene poi trasporttata direttamente alla cisterna posta in cucina… è quasi da non crederci… non c’era nulla… nè tecnologia, nè tubazioni in PVC… ma si riusciva a far tutto lo stesso… ma davvero ci siamo evoluti????
Un simpatico cartello ci indica che fuori, sul camminamento, esiste ancora il w.c. … un sedile in pietra con un buco … e da qui tutto scendeva verso il muro esterno… quasi più inquietante del “bottino” in cucina.
Saliamo alla torre. Un meraviglioso tetto in legno ci protegge dalla pioggia battente… la visuale dalle finestre è incredibilmente affascinante…la nebbia, la pioggia….le nuovole… fa fresco si, ma l’atmosfera è stupenda.
In questa stanza è esposto un piccolo trabucco in legno… il prototipo che Diego ha costruito prima di realizzare quello a grandezza naturale posto fuori. Queste macchine da guerra così rudimentali sono perfettamente funzionanti grazie all’ingegnosità di questo ragazzo.
Vediamo poi esposti gli antichi strumenti chirurgici, le erbe medicamentose, i testi di medicina e di anatomia. Su un ripiano ci sono i colori naturali utilizzati per le pitture … i colori sono talmente vari e accesi che viene voglia di dipingere.
Diego e sua moglie sono da ammirare. A noi sembra tutto un sogno, ma fare di questa vita la proprio fonte di sostentamento non è certo una scelta facile e loro sono veramente lodevoli.
Le chiacchere e i racconti scorrono piacevolmente e comincia ad inbrunire… e noi dobbiamo trasferirci nell’altra torre per la degustazione degli antichi vini…
Piove, la pietra è scivolosa, gli ombrelli ci riparano appena e noi con tutte le nostre macchine fotografiche da proteggere dall’umidità ci trasferiamo velocemente da una parte all’altra della fortezza dove c’è la Taverna del Ratto Guerriero… sorrido perchè è tutto talmente bello che è così facile essere felici.
Qui un’ostessa ci accoglie con un sorriso e ci mostra con orgoglio quella che sarà la nostra merenda: una meravigliosa crostata con un ripieno di frutta secca e Sidro, Idromele e Ippocrasso… buoni eh, nulla da dire…. ma io sono praticamente astemiaaaaaaaa….aiutooooooo
In queste zone boschive e montuose non esisteva il vino buono. Fino a qualche anno fa era impensabile studiare il terreno e scegliere i vitigni più adatti… si faceva tutto più a livello istintivo. Ciò comportava il consumo di bevande diverse come il sidro di mele o le birre fatte con i cereali…tradizione portata avanti tutt’oggi da piccole aziende in maniera eccelsa.
Sul bancone sono in bella mostra piante di mandragora che ci riportano al Macchiavelli, alle antiche credenze della medicina legata alla magia… a come è affascinante il conoscere l’utilizzo delle erbe e del cibo. Il cibo è la migliore medicina che noi possiamo avere e io voglio tornare a questa cultura, attraverso la mia passione per il food e ai miei studi.
Si sta facendo veramente buio e noi dobbiamo scendere in paese per la cena… mangiare? Ancora??? OH mamma ….
Scendiamo per il buio vialetto schivando dei grossi rospi e ci ritroviamo all’Osteria delle Verrucole dove ci aspetta Lorenzo Satti e, per la cena, siamo raggiunti anche dal Sindaco di San Romano in Garfagnana, Pier Romano Mariani.
La compagnia ormai è ben amalgamata… si chiacchera in maniera conviviale e si degustano le paste di farro e grano saraceno che già pregustavamo nel pomeriggio e una meravigliosa polenta ‘incagiata’…e per finire crostate, biscotti e vin santo….però ora è meglio andare a nanna ragazzi…domani è un altro giorno ugualmente intenso ed interessante….
Ringrazio di cuore Antonella Poli per l’organizzazione perfetta, per la simpatia, per la preparazione, per l’entusiasmo nel raccontare la sua terra e soprattutto per non essersi lasciata intimorire dal brutto tempo, facendo vivere a tutti noi un’esperienza meravigliosa nonostante la pioggia. Antonella, il marito Sandro e tutte le meravigliose persone che abbiamo conosciuto, ci hanno raccontato una terra nascosta, al di fuori di ogni schema che noi possiamo considerare ‘normale’, in un tempo che è in continuo fermento, ma che ha saputo fermarsi sui veri valori di una comunità… una terra, con la sua gente, talmente meravigliosa che la nostalgia si fa sentire ancor prima di tornare a casa… e se mi ci potessi trovare bene anch’io qua???
Mille ricette possono scaturire da giornate come queste… ne ho già fatte un paio che vi presenterò… quella che mi piace di più quando comincia a fare freddo? La zuppa di farro…a modo mio naturalmente… solo farro e verdure, nella semplicità, un cibo perfetto.
Elenco qua i miei compagni di avventure… sui loro blog trovate i loro bellissimi report…oltre alle loro ricette… non guardate l’ordine… è puramente casuale 🙂 sono tutti fantastici in egual maniera e un blog tour funziona anche per la grandiosità del gruppo e questo è stato veramente stupendo: grazie ragazzi!
Novembre 1, 2015
Un racconto piacevolissimo e molto preciso e dettagliato il tuo, ho rivissuto tutto provando un po’ di nostalgia…
Grazie per la citazione, sono contenta di aver condiviso con te e con gli altri questi giorni indimenticabili 🙂
Un caro saluto
Maria Teresa
Novembre 1, 2015
Grazie cara… spero di rivederti presto 🙂