BLOG TOUR CHIANTI CLASSICO 1^ GIORNO….L’AMORE PER IL VINO….

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Il titolo di questo post potrebbe dare adito a maligne interpretazioni, ma la mia intenzione è, invece, quella di voler raccontare l’Amore con la A maiuscola verso il proprio lavoro, verso la propria terra verso i prodotti che la terra, se veramente amata, riesce a dare.

Lo ammetto, essendo fondamentalmente astemia, partire per un tour, pur breve, il cui scopo principale era quello di assaggiare vini, non mi entusiasmava molto. Ho dato la mia adesione perchè avevo voglia di conoscere almeno alcuni dei miei soci, e devo dire che mi è andata proprio bene… da tutti i punti di vista 🙂

Ma andiamo con ordine. E’ da poco che sono iscritta ad AIFB Associazione Italiana Food Blogger e già mi sta dando moltissimo e  voglio ribadire quanto sia onorata di farne parte.

Ho partecipato, grazie a questa associazione, al mio primo blog tour, ed è stata un’esperienza meravigliosa.

Meta di questo breve viaggio è Fonterutoli, a pochi km da Siena, nel cuore del Chianti e della Toscana. Zona che, nel medioevo, è stata contesa dalle città più importanti come Firenze, Siena ed Arezzo, e proprio qui, in questo piccolo borgo, si narra che Ottone III mise fine alle aspre contese e decretò confini e possedimenti. Certo che se poi, tali leggende te le racconta di persona il marchese Francesco Mazzei, beh, che dire…è tutta un’altra atmosfera.

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Io , Sara  e Antonella siamo partite da Milano abbastanza presto, ma intorno alle 11 eravamo a Siena dove ci è venute a prendere Patrizia che ci ha fatto fare una bellissima strada panoramica per raggiungerere Fonterutoli.

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I colori predominanti che ci avvolgono sono il giallo ocra della terra senese e il verde chiaro dell’uva ancora acerba.

Se non si conosce l’entroterra toscano, si potrebbe pensare che, a fine giugno, caldo e polvere possano sopraffare chiunque, e invece, ad avvolgerti, è una leggera brezza, il caldo sole, i profumi della natura e, cosa ancor più meravigliosa, i sorrisi della gente.

Arrivate al borgo di Fonterutoli , incontrata Elena, nostra socia, oltre che organizzatrice del tour, nonchè collaboratrice della famiglia Mazzei,  e bevuto un buon caffè, declinando l’offerta di un calice di vino (alle 11 del mattino, proprio no, non si poteva fare…) ci siamo fermate ad osservare la piazza con la chiesa, le case, le persone che timidamente ci osservavano dai loro usci. Non ho osato immortalare anche loro, mi sembrava poco rispettoso, ma quelle persone anziane che vedevi guardarti con curiosità e sorridere quando incrociavi il loro sguardo, rimarranno sempre impressi nel mio cuore perchè mi sono resa conto che, è vero, viviamo in un paese bistrattato e mal gestito, ma, per fortuna, ci sono ancora angoli in cui la vita ha un vero significato e Fonterutoli è uno di questi.

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Nell’attesa dell’arrivo degli altri componenti del gruppo, ci hanno accompagnate nelle nostre stanze e qui siamo rimaste esterefatte, come delle bambine il giorno di Natale. Un’altra meraviglia si è parata davanti ai nostri occhi. Io mi sono ritrovata in un sogno tutto rosa, stupendo. La mia camera aveva una finestra che dava sul borgo e una direttamente in vallata, sulla vigna…incantarsi davanti a codesta vista è stato un tutt’uno.

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Fonterutoli è di proprietà dei Marchesi Mazzei da ben 24 generazioni. Il borgo, edificio dopo edificio, è stato ristrutturato, mantenendone i materiali e le linee originali. Alcuni lavori sono in fase di ultimazione, ma in parte di questi edifici sono dislocate le camere per gli ospiti del B&B.

Ma noi eravamo lì come food blogger, con l’onore di poter visitare una delle cantine più prestigiose della zona, e l’onere di documentarla al meglio anche attraverso la conoscenza dei veri sapori dell’eccellenza.

Quindi inforcata la macchina fotografica, ci siamo radunati davanti all’enoteca / reception del Castello e lì ci siamo ritrovati con gli altri componenti del gruppo: Maria, Solema, Ana Maria, Cinzia,  GianniFabio D’Amore, Fabio Campetti. Ci siamo presentati e raccontati brevemente, perchè i social network sono micidiali: ti sembra di conoscere una persona da tanto tempo, ma solo quando te la vedi davanti, ti rendi conto che è la prima volta che ne senti la voce, che ne vedi le fattezze, le movenze, che ne senti la vera energia. E diciamocelo…è tutta un’altra cosa 🙂

Vinta una prima sorta di timidezza, fra quelli che si conoscevano già e quelli che, come me, sono rimasti chiusi nel loro guscio per troppo tempo, siamo stati accompagnati all’ Osteria di Fonterutoli dove si entra nel vivo del nostro blog tour enogastronomico.

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Basta attraversare la strada e ci si trova in un’oasi verde molto ben tenuta, le tavolate in giardino, l’esplosione delle surfinie in vaso, il tutto all’ombra di olivi e di un meraviglioso gelso stracolmo di frutti, ahimè, ancora acerbi.

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Sembriamo una piccola orda di giapponesi quando appoggiamo sul tavolo fotocamere, tablet e smartphone, ma la fame , la golosità, oltre che alla curiosità e alla passione verso la cucina hanno il sopravvento. Il giovane chef Lorenzo Baldacci viene a fare la nostra conoscenza e con l’entusiasmo che lo caratterizza e l’energia della sua età, comincia a presentarci i piatti che ha preparato per noi per questo ‘spuntino’…

Tutto ha inizio con una tartare di chianina profumatissima che io ho bypassato in quanto non mangio carne cruda. Vi garantisco che aveva un aspetto ottimo, come raramente si vede in giro. Hanno prontamente sostituito il mio piatto con un tagliere di pecorini accompagnati da composta di arancio e due tipi di miele… favolosi. Io adoro i pecorini toscani, anche se non li dovrei mangiare, ma quando occorre sgarrare è meglio farlo alla grande!

Si è proseguito con gli gnocchi di patate al pesto di rucola con tartare di pomodoro fresco e pinoli con una spolverata di olive nere essicate.

E per concludere…si, si…sto parlando sempre dello ‘spuntino’… ;-)… cramble al pepe, senza uova, con mousse di cioccolato fondente, pesche e latte in piedi.

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Il tutto annaffiato con un Vermentino della casa fresco e piacevolissimo.

Ora, ditemi voi, ma vi sembra possibile dopo tutto ciò…il giardino… la leggera brezza…la piacevole compagnia, alzarsi e andare a lavorare??? Ma vaaaaaaa…. E invece si… questa è la dura vita di noi food blogger… proprio dura, si…si….

Dopo questo breve attimo di smarrimento che ha attraversato tutti noi, nessuno escluso, ne sono certa, ripresi gli attrezzi del nostro ‘duro lavoro’ ci siamo trovati con il marchese Mazzei davanti all’enoteca e da lì ci ha fatto da cicerone per le vie del borgo fino alla tenuta estiva della sua famiglia.

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La villa è meravigliosa. Ha un giardino all’italiana tenuto e curato alla perfezione. La villa all’interno è fresca e accogliente e le poche stanze da noi visitate sono pregne di storia. C’è un intero scaffale ricolmo di trattati di economia, mentre gli altri sono carichi di faldoni contenenti vecchi contratti tra la famiglia e personaggi anche di un certo nome direi…

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Dopo una breve chiacchierata e le foto di rito, ci siamo accomiatati dal marchese e ci siamo di nuovo radunati davanti alla chiesa ad aspettare Serena e Riccardo che, insieme ad Elena, ci accompagneranno in auto lungo le vie che costeggiano alcuni dei 650 ettari che compongono la tenuta.

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Serena, Elena, Riccardo, Lorenzo, tutti ragazzi giovanissimi che hanno a cuore il loro lavoro e lo fanno e ne parlano con un entusiasmo a cui io non sono assolutamente abituata e mi sono dovuta veramente ricredere nei confronti della loro generazione…sono meravigliosi come l’ambiente in cui vivono. E sarà un piacere rivederli, spero presto.

Serena e Riccardo seguono direttamente i lavori in vigna e ci hanno spiegato come vengono disposti i filari, come vengono tenute pulite le piante, come viene lavorato il terreno intorno alle radici per far si che possano assorbire il maggior nutrimento possibile. I due ragazzi hanno saputo trasmettere la serietà e l’impegno che occorre prestare in questo lavoro così faticoso e continuo.

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La pulitura verde per togliere i getti nuovi che tolgono nutrimento ai frutti, la defogliazione per far si che tutti i grappoli possano prendere aria  in maniera uniforme, la scelta dei grappoli stessi quando la pianta ne produce in eccesso, il sovescio per far si che il terreno tra un filare e l’altro possa attraverso la coltura delle leguminose, apportare maggiore nutrimento alla vite.

I filari, a zone, sono a distanze diverse a secondo del periodo in cui sono stati impiantati e abbiamo scoperto così che  le piante di vite si mettono in competizione tra di loro. Quindi più stretti sono i filari più si otterrà una migliore maturazione del grappolo, ci sarà minore presenza di acqua, l’acino sarà più piccolo e quindi donerà maggiore colore al vino.

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Per mantenere al meglio così vasti terreni coltivati a vigneto, occorre avere attenzione verso tantissime cose. Per esempio, in ogni ettaro con filari distanti 2,20 metri,  vengono piantate circa 6600 piante, che aumentano a 7000 con filari più ravvicinati. Ogni pianta deve essere trattata con la medesima cura, mantenuta pulita e sotto continuo controllo. Gli agronomi controllano la presenza di eventuali insetti e danno, di conseguenza, indicazioni alle squadre su come procedere.

E’ stato affascinante vedere i filari lavorati da quelli ancora non curati… e viene da sorridere, ma non c’è definizione migliore che ‘pettinati’ e ‘spettinati’… l’immagine seguente nè è l’esempio perfetto 😉

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L’azienda non ha una denominazione bio, ma è molto attenta alle proprie colture e presta sempre molta attenzione all’ambiente. La vite non viene irrigata se non in casi eccezionali. Questa zona è molto bene esposta al sole e al mattino presenta una nebbiolina che dona la giusta umidità alle piante.

I filari vengono suddivisi per cloni.  Per esempio, per fare il famoso Mix 36 occorrono 36 cloni differenti di Sangiovese per ottenere un vino, che è stupendo…e per dirvelo una che non beve, credetemi, ne vale veramente la pena.

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Non mi addentro oltre in dettagli tecnici sulle tipologie di viti coltivate in quanto non sono così ferrata in materia… devo sicuramente fare un’altra visita alla tenuta… per memorizzare meglio i dati tecnici…mica per altro…..

Dalle polverosi strade che percorrono le vigne, siamo stati accompagnati alla cantina. La nuova cantina di Fonterutoli è stata progettata dall’arch. Agnese Mazzei. E’ un edificio, di moderna concezione, a basso impatto ambientale a forma semicircolare che sembra voglia ‘abbracciare’ sia i prodotti delle terre circostanti, sia i visitatori con uguale passione ed entusiasmo.

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La nuova cantina è in funzione dal 2007 ed è stata costruita proprio in quel punto in quanto, dopo attente indagini geologiche, è stata scavata una collina dove vengono utilizzate acque di falda naturali, ricche di calcio, che sgorgano in maniera naturale lungo tutta una parete, posta nella barricaia a quota -15,0 mt. Questa parete, dall’aspetto magico, dona alla cantina una temperatura costante su tutta la superficie per far si che la maturazione del vino avvenga in tutte le barrique e le botti in maniera uguale.

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La cosa che affascina di più di questa particolare cantina è che sfrutta la forza di gravità in quanto, durante la vendemmia, le uve raccolte vengono fatte passare attraverso la diraspa piagiatrice posta nella piazza a quota 0,00 dell’edificio (che viene man mano spostata) e poi incanalate attraverso i fori a pavimento che si trovano lungo tutta la circonferenza della piazza. Questi fori comunicano direttamente con la tinaia che è a quota -7,0 mt. Attraverso dei coni metallici che corrono a soffitto della tinaia, lungo dei binari, in modo che le uve cadono direttamente nei tini.

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Le uve vengono raccolte per parcelle. Le parcelle sono 120 e vengono lavorate separatamente.

In tinaia sono presenti 74 grossi tini in accaio lucidissimo. I tini sono ‘solo’ 74 in quanto le 120 parcelle non giungono a maturazione tutte insieme e quindi sono più che sufficienti per la maturazione del vino.

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Nei tini, una volta che viene raccolta l’uva, avviene la follatura per mezzo del follatore appunto. Anch’esso corre lungo i binari e si ferma in ogni tino e scende per tutta profondità per avviare questa operazione in cui le vinacce che vengono a galla nel corso della fermentazione vengono reimmerse nel mosto, per ottenere un vino migliore e più limpido.

Il vino fermentato viene poi separato dalle vinacce che verranno in parte utilizzate per produrre le grappe e in parte per produrre energia pulita utile all’azienda.

Il vino viene invece immesso nelle barrique attraverso lunghe tubazioni rosse dove viene lasciato a maturare. L’enologo, insieme ai marchesi Mazzei, provvede alla miscelazione di più vini per ottenere il blend finale, dal taglio unico e speciale. Tale miscela verrà messa in un primo momento in altri tini dove avviene l’affinamento, che verrà poi concluso  direttamente in bottiglia.

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La storia del vino ha un fascino che di certo non mi aspettavo… non so se è il luogo o le persone che ci hanno raccontato tutto ciò, sta di fatto che viene proprio la voglia di tornare a settembre durante la frenesia della vendemmia per vivere in pieno questa atmosfera laboriosa e festosa.

La cantina è visitabile su prenotazione e se avete la fortuna di ritrovare Elena Policella come cicerone, siate certi che rimarrete pienamente soddisfatti.

Elena ci ha accompagnati attraverso la tinaia e poi giù nella magia della barricaia. La barricaia sembra un luogo sacro. Saranno le colonne illuminate con maestria, la luce soffusa, le pareti con le stalattiti, la frescura, sta di fatto che è un luogo che incute rispetto e devozione.

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Passare attraverso le migliaia di barrique e tonneau, tutte in rovere francese o americano mi ha dato la stessa sensazione del camminare nella foresta camaldolese. Senti l’energia, la vita che pulsa, una vibrazione profonda che prende l’anima…

Siamo risaliti al piano terra e lì Elena ci ha fatto degustare tre superlativi vini: un Chianti classico Fonterutoli d’annata 2013, un Chianti classico Gran Selezione del 2011 e il mio preferito, il Mix 36, anch’esso del 2011, maturato 18 mesi in tonneau, di Sangiovese 100%… bevendo pochissimo, quasi nulla, non mi addentro in particolari tecnici sul vino, scriverei solo delle ‘castronerie’ pazzesche e mi sembrerebbe di mancare di rispetto a delle vere e proprie opere d’arte.

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Sia la produzione toscana che quella siciliana dei Marchesi Mazzei, crea prodotti di vera eccellenza, per un mercato d’élite, non parliamo di vini da tavola qualsiasi, ma di vini di alto lignaggio da abbinare a dell’ottimo cibo.

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E cosa si poteva fare dopo un giro di questo genere e aver degustato questi ottimi vini? Andare ad assaporare un ottima cena, ovvio…

Dopo una doccia rinfrescante e una breve pausa relax, ci siamo ritrovati di nuovo all’Osteria e dopo aver ammirato un bellissimo tramonto, ci siamo ritrovati nuovamente seduti e affamati al nostro tavolo.

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La cena sarà accompagnata, da altri vini di casa Mazzei, tra cui alcuni prodotti nella tenuta Zisola che si trova nella Sicilia sud-orientale, terra d’origine del vitigno Nero d’Avola.

Data la mia ormai nota ignoranza in materia, non mi dilungherò in particolari. Citerò solamente i vini abbinati alle pietanze squisite che Lorenzo ha preparato per noi.

Ecco il menù:

Antipasto: coniglio sott’olio, cotto in sottovuoto con creme di peperoni e caprino – Vino: Zisola Nero d’Avola anno 2012 – Sicilia

Primo: pasta fresca con ripieno di patate, con passatina di piselli, cipolla di Certaldo e granella di prosciutto – Vino: Philip 100% Cabernet Sauvignon- Toscana

Secondo: petto di faraona su crema di ceci, spinaci e riduzione al vino rosso – Vino… ops…mi sono persa… forse siamo tornati al Vementino… ma, giuro, non me lo ricordo….

Dolce: macedonia di finocchio, sedano e mela verde con gelato all’olio – bicchierino finale di Grappa di Chianti Classico

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Dopo una giornata così intensa di emozioni e sapori, l’adrenalina era alle stelle, ma anche tanta la voglia di tuffarsi in quel lettone stupendo con la brezza notturna che entrava dalle mie finestre. E l’idea che l’indomani mattina ci aspettava la nostra vera sfida… cucinare con un vero chef… questa si che è la vera vita di un food blogger 😉

2 Comments
  • Fabio
    Luglio 22, 2015

    Pur avendo condiviso questa esperienza, ho trovato molti spunti interessanti e puntuali nel tuo racconto.
    E’ stata una bellissima esperienza.

    Fabio

    • Elena
      Luglio 22, 2015

      Grazie Fabio, è stata veramente un’esperienza meravigliosa, sia per il luogo, sia perchè il gruppo era veramente forte. Grazie anche a te. Elena

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